Come sono fatti i procarioti? Si possono presentare due cellule di tipo procariotico, sulla base della proposta tassonomica che venne proposta da Carl Woese, vanno a costituire 2 dei 3 domini degli esseri viventi: gli Eubacteria (solitamente spesso indicati con il termine di di Bacteria) e gli Archaea. I due domini, non presentano delle evidenti differenze strutturali. Gli organismi procarioti sono fatti principalmente da tre componenti: la parete cellulare, le strutture esterne come i flagelli e i pili e il cromosoma, in cui si trova il materiale genetico della cellula procariote.
Flagelli e/o Pili
Uno dei primi elementi strutturali da nominare sono I Flagelli e I Pili, delle componenti (di natura proteica) che si trovano ancorati alle componenti cellulari e protrudono verso la superficie esterna dove hanno la funziona di svolgere diverse funzioni in alcuni casi veramente importanti (come per esempio la protezione della cellula procariote oppure l’adesione a diverse superfici).
Parete cellulare e capsula batterica
Il 2° elemento strutturale di cui sono fatti i procarioti e che bisogna ricordare, è rappresentato dal rivestimento che ricopre la cellula, che oltre alla plasmamembrana risulta rivestita da una, caratteristica, struttura che viene indicata con il nome di parete cellulare ed in alcune condizioni anche la presenza di una capsula (per esempio una componente importantissima di alcuni cocchi). Queste componenti sono parecchio importanti in quanto contribuiscono a proteggere la cellula procariote.
Materiale genetico batterico
Il materiale genetico è una componente importante di cui sono fatti gli organismi procarioti, e risulta una zona del citoplasma in cui non si evidenza nucleo e/o organelli, in cui è contenuto il materiale genetico cellulare e anche i ribosomi. L’elemento peculiare è il fatto di contenere un singolo cromosoma di aspetto circolare Il genoma batterico, costituito da Acido Desossiribonucleico o DNA, si organizza in una struttura circolare, isolata, che assume il nome di cromosoma batterico.
